sabato 21 aprile 2012

Giordano Bruno e il superamento dei dualismi













Stabilito che Bruno é più panteista di tutti gli altri filosofi esaminati e che di Plotino accentua soprattutto l' immanenza della realtà , dobbiamo ora vedere il rapporto tra Dio e cose , tra l'infinito e il finito : é il classico problema presente fin dalle origini della filosofia del rapporto uno - molti . In Bruno uno e molti finiscono per essere la stessa cosa perchè il principio é tutto interno al mondo ; ma allora che rapporto intercorre tra il principio e le cose che da esso si articolano ? Per capirlo possiamo fare riferimento ad un' immagine che propriamente é di Spinoza , il quale é un filosofo che si richiama palesemente al panteismo bruniano ; si capisce che non é un' immagine di Bruno perchè é " matematica " e in fin dei conti l' uso che fa Bruno della matematica é puramente " magico " : non a caso il suo processo comincia con l' accusa da parte del nobile veneziano che lo ospitava e pare che egli lo abbia denunciato per dispetto , in quanto Bruno gli aveva promesso di insegnargli la magia - matematica , ma lui era insoddisfatto degli insegnamenti . Al di là di questa vicenda personale , é interessante notare l' interessamento di Bruno per la magia , ossia la capacità di trasformare la realtà . Nel De Monade numero et figura tra numeri e figure si stabilisce un nesso organico che permette di conoscere la realtà trasformandola: tramite caratteri immagini e sigilli, tramite le strutture che regolano il ritmo. Conoscere i rapporti numerici e le figure geometriche significa individuare le proprietà delle cose, capire il loro significato nell’ordine del mondo, poter agire (e agire effettivamente) sulle cose . Però da un passo di Bruno emerge che cosa egli effettivamente intendesse per magia ; il passo dice : " grande magia sarebbe quella di uno che fosse in grado di passare dall' unità alla molteplicità e dalla molteplicità all' unità " . La magia é da lui intesa come capacità di cogliere i meccanismi secondo i quali l' unità si articola nella molteplicità , e la molteplicità é tutta " ricomposta " nell' unità . Si tratta del vecchissimo problema che risale alle origini della filosofia : già Talete diceva che il principio fosse l' acqua e in qualche modo doveva spiegare in che senso essa poteva diventare tutte le cose e in che senso tutte le cose erano acqua : come possono l' uno e il molteplice collegarsi tra loro ? Bruno affrontava la questione sfruttando teorie pitagoriche, ma questo non riusulta particolarmente interessante . Torniamo ora all' immagine di Spinoza che ben spiega la questione : é un' uso metamatematico , alla Cusano : " il mondo e tutte le sue articolazioni ( i modi ) derivano dall' unica sostanza divina come le proprietà del triangolo derivano dall' essenza del triangolo " : questa immagine che di non bruniano ha solo l' uso metamatematico é particolarmente significativa perchè fa capire come il passaggio dall' uno al molteplice non implichi un " uscir fuori " del molteplice dall' uno : il passaggio dall' uno ai molti era sempre stato visto come un esteriorizzarsi dell' uno : per esempio , in Plotino quando l' essere usciva dall' Uno manteneva pur sempre un legame con esso , un " peduncolo " , tuttavia la fonte non era il ruscello ; stesso discorso valga per Cusano ; invece pensiamo al triangolo e alle sue proprietà e ai suoi teoremi : ragionando sull' essenza del triangolo , per dire , posso arrivare a dimostrare che la somma degli angoli interni vale 180 gradi . Allora é chiaro che dall' unica essenza del triangolo faccio venir fuori cose che erano implicite ; in fondo é l' idea cusaniana dell' esplicazione e della complicazione : tutto é complicato nell' essenza del triangolo e poi si esplica sotto forma di teoremi , proprietà , ecc . Però una diversità rispetto a Cusano c'é : la contrazione di fatto non c'é , non c'é un uscir fuori , un distaccarsi del mondo rispetto a Dio : i teoremi non stanno mica fuori dal triangolo , mica escono fuori da lui ; in Cusano invece era come se con la complicazione ci fosse quasi un' altra cosa , diversa dal massimo assoluto . Gli enti singoli e finiti che compongono l' universo ( che poi é Dio ) non sono altro che manifestazioni individuali dell' unica sostanza divina : già per gli storici le cose erano modi di manifestarsi dell' unica forma , sostanza divina ( il Logos ) . Quella di Bruno é quindi , in modo radicale , una concezione monistica : non ci sono tante sostanze , ma una sola , che di fatto é Dio e si identifica con il mondo . Quelle che noi chiamiamo comunemente sostanze sono solo " articolazioni " interne dell' unica sostanza ( così come le proprietà del triangolo sono articolazioni del triangolo stesso ) : é il triangolo che esiste , non le sue proprietà ; esse esistono solo come proprietà del triangolo , hanno cioè esistenza " parassitaria " proprio come gli accidenti aristotelici ( il giallo , il bello , il grosso ) che per esistere hanno bisogno di una sostanza alla quale riferirsi ( un libro , un cavallo , una casa ) . Solo che per Aristotele gli accidenti erano riferiti alle singole sostanze , mentre per Bruno sono le cose ad essere accidenti , singole manifestazioni dell' unica sostanza . Il che implica , tra l' altro , la negazione della morte , che non esiste : Bruno riprende le posizioni eleatiche , che vedevano la morte come aggregazione e disgregazione : la morte esiste solo come trasformazione dell' unica sostanza . Uno potrebbe dire che magari sarà anche vero che la morte é solo disgregazione , ma comunque questo non ci garantisce due cose : il permanere della vita e della coscienza . Per Bruno però il mondo non é un mondo inerte e meccanicistico , bensì é un mondo vivente : é vero che per lui non esiste la sopravvivenza individuale , ma in realtà propriamente non é morto perchè ciascuno di noi di fatto non é una sostanza , é solo un manifestarsi dell' unica sostanza , in secondo luogo perchè la materia di cui siamo fatti quando moriamo si trasforma in altro : nessuna materia é inerte e quando moriamo lasciamo comunque spazio ad una materia che continua ad essere viva , perchè tutto é vivo . Bruno crede , da buon platonico , al concetto di anima del mondo : il mondo é un grande essere vivente , anzi , in fin dei conti é l' unico essere vivente : infatti tutti quelli che noi chiamiamo enti non esistono come sostanze , ma come manifestazioni dell' unica sostanza che é il mondo e quindi Dio . In altre parole , noi non consideriamo un dito come essere vivente , ma lo consideriamo come organo facente parte di un unico essere vivente , il corpo umano . Questo é il nostro modo di pensare : in un certo senso Bruno concepisce tutta la realtà come viva e tutti gli enti come manifestazioni dell' unica sostanza , come se ciascun ente fosse un dito dell' unico corpo vivente che é il mondo . Perchè queste manifestazioni della realtà , che noi chiamiamo enti , si chiamano invece modi ? Perchè dovendo dire quale é la differenza tra il Dio - Universo ( l'unica vera sostanza ) e le singole cose , Bruno dice questo : " sia l' universo sia le singole cose possiedono tutto l' essere " : le cose per Bruno propriamente rispetto all' universo sono qualcosa di più che una parte , sono un modo di manifestarsi di essa : non é che l' universo ha tutto l' essere e che le cose ne abbiano " pezzetti " ; Bruno insiste che ogni cosa ha in sè tutto l' essere , ciò che ogni singola cosa non possiede in sè sono tutti i modi di manifestarsi dell' essere , che invece sono posseduti dall' universo ( da Dio ) . In altri termini non ci sono cose con più essere e altre con meno essere : l' essere o c'é o non c'é ; in ogni singola cosa c'é tutto l' essere : é una concezione parmenidea ; c'é infatti una frase nel poema di Parmenide in cui si dice : " l' essere non é di più qua e di meno là ; l' essere che c'é c'é tutto " . Per non cadere nell' eleatismo più totale , che finisce per bloccare tutto quanto ( perfino il movimento , la molteplicità ) Bruno arriva a dire : se ogni ente ha in sè tutto l' essere ( come l' universo stesso ) , é altrettanto vero che ogni ente ha solamente un modo dell' essere , mentre tutti i modi sono presenti solo nell' universo che é appunto somma di tutti i modi . L' universo ha tutto l' essere e tutti i modi di essere , ogni ente ha tutto l' essere , ma non tutti i modi di essere : un ente é solo una manifestazione particolare dell' essere . Esaminiamo ora meglio la questione del monismo bruniano , monismo che innanzitutto significa avere a che fare con un' unica sostanza ( l' universo ) ; però significa che oltre ad essere una numericamente , la sostanza é una qualitativamente : é un monismo qualitativo strettamente connesso alla differenza che c'é tra la filosofia bruniana e quella cusaniana : il rapporto Bruno - Cusano abbiamo visto che in fin dei conti consiste in una presa da parte di Bruno della filosofia cusaniana e nella estirpazione del concetto di contrazione ( cosa che porta Bruno ad eliminare ogni differenza tra Dio e il mondo ) , per cui ciò che Cusano poteva attribuire a Dio , Bruno può attribuirlo al mondo , che infatti si identifica con Dio ; la definizione tipicamente cusaniana di coincidenza degli opposti che attribuiva a Dio , Bruno la allarga all' intero mondo , il che significa che tutta una serie di dualismi che nella tradizione aristotelica era particolarmente forte , tende a sparire ; é quindi un monismo anche nel dire che le coppie di aspetti opposti caratteristici della realtà vengono superati . Il dualismo più caratteristico era sempre stato quello materia - forma , che a sua volta dava vita a quello potenza - atto ; sono proprio loro ad essere superati : gli apparenti opposti non sono più tali e materia e forma finiscono per essere la stessa cosa : vuol dire che in Bruno la materia cessa di essere realtà inerte per diventare un qualcosa di vivo e produttivo ; in Aristotele la materia era totalmente inerte e per assumere aspetti e per muoversi doveva assumere la forma : la materia era passiva , la forma attiva . In Bruno invece la materia diventa attiva e le forme non sono cose che si aggiungono alla materia per trasformarla ; le forme per Bruno emergono dalla materia stessa ; ricorda vagamente i logoi spermatikoi degli stoici , con questa differenza però : i logoi spermatikoi erano forme particolari che di volta in volta emergevano dall' unica forma generale ( il Logos ) ; per gli stoici é vero che esiste un' unica forma e un' unica sostanza ( e quindi sono anche loro monisti quantitativamente ) , ma sotto l' aspetto dei dualismi sono fedeli ad Aristotele : c'é materia e forma ; in Bruno invece non é così , non c'é più differenza materia-forma : é la materia stessa che fa emergere le forme perchè non é statica , ma é " viva " ( infatti é Dio stesso ) : la materia é già forma di per sè perchè é vita , é sensibilità . Il mondo di Bruno é un mondo vivente e Bruno in fin dei conti é un ilozoista ( ule , materia , + zoo , vivere , = materia vivente ) : é ilozoista anche più dei presocratici , perchè essi concettualmente non vedevano distinzioni tra vita e materia , ossia non erano ancora riusciti a distinguere effettivamente e due cose . L' idea di attribuire vita alla materia é quindi tipicamente bruniana . La materia é viva e divina ; Bruno si richiama ad un pensatore minore del Medioevo , Davide di Dinantes , il quale fu condannato dalla Chiesa perchè sosteneva l' identificazione tra Dio e materia , tramite un ragionamento : se la materia é potenza ( con la confusione di potenza come forza al posto di potenza come poter essere , come di fatto intendeva Aristotele ) allora essa é Dio stesso , che per definizione é potenza ( la prima persona della Trinità é infatti la Potenza ) . Anche potenza e atto in Bruno finiscono per essere lo stesso : la potenza diventa lei stessa capace di creare l' atto ( come la materia si dà la forma ) : Dio é la materia e la materia é Dio . Questa idea della materia viva e divina fa tra l' altro cadere la distinzione tipicamente aristotelica tra motore e mobile : per Aristotele tutto ciò che si muove deve per forza essere mosso da altro ( omne movens ab alio movetur ) perchè la materia é pura passività ; con Bruno invece la materia diventa viva e quindi i motori non sono estrinseci , ma intrinseci : ogni corpo é mosso dal principio intrinseco " che é l' anima propria " . Che l' universo non abbia un estrinseco motore risulta dalla considerazione che esso é infinito ; quindi il moto compete solo alle sue parti , cioè ai singoli astri , ma non al tutto , che é immobile : l' universo , che guardato dal punto di vista dei particolari infiniti esseri che lo compongono é sede del movimento e del divenire , in sè invece é unico , immobile ; una cosa per essere in moto si deve spostare da un punto A ad uno B , ma l' universo nel suo insieme non potrà muoversi perchè non ha luogo in cui trasferirsi in quanto é già lui l' insieme di tutti i luoghi ; esso accoglie , nella sua identità impassibile e immutevole , i contrasti e le vicende degli esseri : il mondo non ha divenire , ma le cose divengono nel mondo . Viene quindi a mancare ogni ragione di porre un motore unico nel mondo . E' questa un' innovazione importantissima sul piano metafisico perchè in questo modo viene tolto a Dio , il tradizionale motore immobile dell' aristotelismo , il compito di imprimere dall' alto e dall' esterno il movimento al mondo e viene invece l' idea della divinità a trasformarsi in un principio intrinseco e immanente dell' animazione cosmica . Tra l' altro il riconoscere che Dio e il mondo sono lo stesso e che la materia e la forma , in un certo senso , sono lo stesso , implica anche il superamento del dualismo libertà - necessità : assumono per Bruno come per gli stoici lo stesso significato ; in Bruno c'é l' idea che ciò che l' uomo deve fare é riconoscere la sua appartenenza al tutto . E' particolarmente evidente questo in una filosofia come quella di Bruno : esistiamo come aspetto di un' unica sostanza e l' errore clamoroso che può commettere l' uomo é di credere di esistere come realtà staccata e indipendente dalle altre : si deve cercare di concepirsi come parte del tutto , o meglio , come manifestazione del tutto . E' un modo particolare per realizzare quella cosa che da Platone in poi é stata definita la " omoiosis theo " che significa " diventare simile a Dio " , assimilarsi a Dio : é il tentativo dell' uomo di diventare un Dio ; per Bruno l' uomo , come ogni altro ente , é già Dio ( perchè manifestazione dell' unica sostanza che é proprio Dio ) , deve solo riconoscerlo : diventare Dio non é altro che riconoscere di essere Dio per Bruno . Come per gli stoici , si deve riconoscere ciò che già si é : Nietzsche diceva " come si diventa ciò che si é " e ciò che insegna Bruno é proprio questo : basta sapere ciò che si é . C'é un ultimo dualismo importantissimo che viene da Bruno superato : si tratta del dualismo mondo celeste - mondo sublunare , mondi che per Aristotele erano in netta contrapposizione . Questo dualismo Bruno lo nega , Copernico lo afferma : questo , tra l' altro , spiega come la filosofia tenda sempre ad arrivare prima della scienza : fino al 1800 la teoria atomistica , per esempio , non era scientifica , ma era già stata elaborata in termini metafisici da Democrito e da Epicuro ; l' infinità dell' universo é stata prima pensata da Bruno , che é un filosofo , e poi riconosciuta scientificamente ( ed oggigiorno é stata messa in dubbio ) . Un' immagine che ben spiega l' infinitezza dell' universo e la sensazione di finitezza che tuttavia ne deriva é quella della foresta , di cui Bruno si avvale nel De immenso : se mi trovo in una foresta immensa ( diciamo pure infinita ) in qualunque luogo io mi trovi ho l' impressione di essere al centro , perchè nell' infinito il centro é dappertutto . Al parziale superamento scientifico del dualismo mondo sblunare-mondo celeste si arriverà dopo qualche decennio , Bruno ci é arrivato in senso metafisico , con la coincidenza degli opposti . Dire che ci sono due materie radicalmente diverse che compongono l' una il mondo terrestre e l' altra quello celeste , vuol dire che esiste una materia corruttibile e una materia incorruttibile ; per Aristotele poi le stelle erano attaccate al cielo delle stelle fisse . Bruno nega i dualismi e l'intero universo é fatto dalla stessa materia , da Dio . E' poi interessante notare il fatto che Bruno recuperi oltre a Parmenide anche Eraclito , perchè vede la materia come un continuo divenire , in continuo moto . L' immagine della foresta poi va vista come duplice dimostrazione : in primis dimostra la non certezza dei punti di riferimento ; poi fa capire che pure l' idea del cielo delle stelle fisse é un' illusione ottica : ci pare che oltre il cielo delle stelle fisse non ci sia più niente , ma in realtà il mondo continua all' infinito ; proprio come nell' immensa foresta ci sembra sempre di essere al centro e in una realtà finita perchè all' orizzonte per via di un' illusione ottica ci sembra che gli alberi finiscano , ma in realtà continuano ; in questo modo la " molesta turba del Sofista potrà ritenere che ciò che é espresso dai sensi sia la verità " , ossia penserà che l' universo sia finito facendo lo stesso ragionamento di quando ci si trova in un' immensa foresta : si pensa sempre di essere al centro . Allo stesso modo se noi fossimo su un altro pianeta ci sembrerebbe di essere al centro dell' universo . Il mondo di Bruno é assolutamente omogeneo nella sostanza e le stelle stesse non sono collocate tutte alla stessa distanza , ma in profondità : nella foresta infinita , guardando all' orizzonte , ci sembrerà che tutti gli alberi siano allineati sul fondo e non disposti in profondità ; la stessa cosa vale per le stelle , che per lo stesso effetto ci sembrano tutte allineate sullo stesso piano , ma che in realtà sono disposte in profondità . Quelle che noi chiamiamo costellazioni perdono allora di significato perchè ai nostri occhi risultano stelle allineate , ma in realtà sono disposte in profondità le une rispetto alle altre .

Nessun commento:

Posta un commento