sabato 21 aprile 2012

Giordano Bruno la morale e il mito di Atteone













La morale di Bruno , cui gira intorno tutta la sua filosofia : sia la concezione cosmologica ( l' infinità del mondo ) sia quella metafisica ( l' unità e il superamento dei dualismi ) sono tutte cose funzionali all' atteggiamento etico bruniano , che viene ben riassunto in una famosa espressione : l' eroico furore . Che cosa significa quest' espressione ? Traduce e reinterpreta la concezione dell' amore platonico , che era piuttosto diffusa all' epoca . Il termine " furore " va inteso come " pazzia " ( pensiamo all' " Orlando furioso " di Ariosto all' incirca di quegli stessi anni ) e Platone stesso aveva insistito sul fatto che l' eros fosse una follia , anche se positiva . Se furore vuol dire follia , eroico va letto in un duplice significato : anche qui Bruno riprende un gioco di parole e una falsa etimologia di cui si era già servito Platone : questi aveva notato l' analogia tra eros ed eroe . Nel mondo greco classico , poi , eroe era non solo l' uomo valoroso , ma anche la semi-divinità ( gli eroi in fondo erano anche dei semi-dei ) ; Platone nel Simposio insisteva sul fatto che Eros fosse un semi-dio ; eroico vuol quindi dire sia eroico nel senso di valoroso ma anche nel senso di erotico per Bruno . Ma cosa sono gli eroici furori ? Sono la tendenza mistica propria dell' uomo , che ha compreso certe realtà , all' omoiosis theo ( assimilazione a Dio ) . In Brunol' omoiosis theo assume caratteri differenti rispetto a quelli assunti in Platone nel Teeteto : Bruno riprende dalla tradizione platonica l' idea dell' avvicinarsi sempre di più a Dio fino ad " indiarsi " , come dice Dante , diventare quasi una sola cosa con Dio ; riprende poi da Platone ( pensiamo alla biga alata , che per muoversi necessita dell' auriga ma anche del cavallo bianco ) l' idea che lo strumento di questo " indiarsi " sia contemporaneamente un fatto di ragione e di intelligenza da un lato ma anche di volontà e di amore dall' altro . Quello che é nuovo in Bruno é la concezione di quel Dio a cui l' uomo é invitato ad assimilarsi ; é ovvio che l' assimilazione vari a seconda di come si intenda Dio : questo slancio di amore e di intelligenza ( ma anche di libertà , visto che l' universo é infinito ) naturalmente Bruno lo intendeva in modo diverso da quello in cui potevano intenderlo i cristiani , con la loro concezione di divinità ben diversa da quella bruniana . Da notare che accanto agli " Eroici furori " Bruno scrive un' altra opera , forse meno famosa , intitolata " Lo spaccio della bestia trionfante " , dove spaccio sta per " cacciata " : la bestia rappresenta il più grande dei vizi che l' uomo possa avere , l' accidia ( l' agire poco , l' essere inattivi ) : per Bruno quest' atteggiamento va dissipato . Lo Spaccio della bestia trionfante è costituito da cinque dialoghi che si svolgono tra gli dei convocati da Giove per liberare i cieli dalle bestie che hanno dato il nome alle costellazioni e che simboleggiano le false virtù, vecchi valori da trasvalutare. Giove colloca al primo posto tra le virtù la dea Verità, accanto alla quale sta una dea dal duplice nome: Provvidenza e Prudenza. Provvidenza in quanto propria del divino, Prudenza in quanto umana capacità di concordare e conciliarsi col divino. L’Ocio - l’Ozio e la rassegnazione sono i vizi più gravi, che rendono l’uomo simile ai bruti, sono i mali, la “bestia” che deve essere spacciata, cioè scacciata, dal mondo - scacciato dai cieli per far posto alla Sollecitudine, esalta se stesso e l’età dell’oro. All’ozio Giove preferisce però, facendo l’elogio dell’attività umana e dello sviluppo della civiltà, la Sollecitudine. Essa ha due volti: l’intelletto e le mani, strumenti attraverso i quali l’uomo può affiancare Dio nella sua opera di trasformazione e vivificazione della natura. Si tratta di un elogio dell’ homo faber , dell'uomo come artefice del proprio destino . Ritornando agli Eroici Furori , c'é un pò un paradosso nell' omoiosis theo di Bruno perchè il suo é un discorso di radicale immanentizzazione ( é panteista ) e di conseguenza é come se Dio fosse il mondo intero ( deus sive natura ) e quindi già noi fossimo Dio : come facciamo ad identificarci con un Dio che siamo già noi ? Allora che cosa significa identificarsi in Dio se già lo siamo ? Significa un qualcosa di piuttosto simile a ciò che intendevano gli stoici : in sostanza il problema é " diventare ciò che si é " , rendersi conto di essere Dio perchè finchè non ce ne rendiamo conto é come se non lo fossimo . Non a caso Bruno arrivava a far coincidere , sulla scia degli stoici , libertà e necessità , facendo così venir meno il libero arbitrio ( cosa che può sembrare strana in un autore che tanto esalta la libertà nell' infinitezza del mondo ) ; la verità é che per lui la libertà coincide con la necessità , e si identifica in essa : la libertà che dà Bruno é quella che rende l' uomo filosofo praticamente identico a Dio . E' evidente che lo stato di libertà e necessità presente nella divinità come coincidenza degli opposti ci deve essere anche nell' uomo ( che é un modo di essere della divinità ) ; ma il problema é prendere atto di ciò che é già vero in noi e solo quando ce ne renderemo conto raggiungeremo l' omoiosis theo : é un amore intellettuale verso Dio , ma anche intelligente . La vera differenza tra Bruno e stoici é che per loro la passione va eliminata ( apatheia ) mentre invece Bruno é il filosofo della passione , é platonico a tutti gli effetti . Naturalmente la filosofia di Bruno é fortemente religiosa ( fu condannato proprio perchè la sua filosofia era religiosa ) ma di che tipo di religiosità si tratta ? Bruno nutre grande simpatia per la religione egizia , sebbene ai suoi tempi se ne sapesse ben poco ( i geroglifici non erano ancora stati interpretati correttamente ) . In particolare Bruno , che é un umanista a tutti gli effetti , descriverà il Rinascimento servendosi dell' immagine di una pianta amputata , ma non ancora morta ; il tronco é ancora vivo e dopo secoli bui ( il Medioevo ) ricomincia a germogliare : le radici per Bruno non sono tanto costituite dal mondo latino e greco , quanto piuttosto da quello egizio . Bruno era attratto dal mondo egizio soprattutto perchè le divinità egizie erano terioantropomorfiche ( nello stesso tempo umane e animali ) ; lui vedeva ciò come una rappresentazione simbolica delle sue stesse idee : era convinto dell' identità Dio - natura , ma anche natura - uomo e quindi Dio - uomo : questi tre aspetti sono quindi ai suoi occhi la stessa cosa e l' omoiosis theo realizza proprio questa identità . Questa idea é poi ben espressa nell' interpretazione che Bruno dà dell' antico mito di Atteone ; era una mania piuttosto diffusa ai suoi tempi quella di rileggere in chiave filosofica con interpretazioni allegoriche i miti antichi , cambiandone anche la gerarchia assiologica : il significato del mito di Atteone era fortemente negativo , ma Bruno lo stravolge e lo rende positivo . Bruno compone un sonetto immaginato scritto da un personaggio del dialogo e dopo il sonetto prova a raccontare il mito : racconta di questo cacciatore , Atteone , che inoltrandosi in una selva fitta e difficile da percorrere arriva ad un laghetto e vede la dea Diana nuda che fa il bagno ; per questo motivo viene punito e trasformato in cervo e a questo punto i suoi cani , non riconoscendolo , lo inseguono e lo sbranano . Evidentemente il significato originario del mito era fortemente negativo : ben emerge il tema dell' " ubris " , ossia della tracotanza , dell' uomo che fa un qualcosa che lo colloca su un piano che non é il suo , su un piano eccessivo : per uno sfondamento dei limiti viene punito . Invece Bruno lo legge diversamente perchè nulla é più positivo che lo sfondare i limiti , espandersi liberamente all' infinito : legge ogni elemento del mito reinterpretandolo : Atteone é l' uomo ( più precisamente il filosofo ) ; i cani sono di due tipi , alcuni più agili ma meno forti , altri più forti ma meno agili , e rappresentano due aspetti delle facoltà umane , la volontà e l' intelletto ; la metafora della caccia é poi tipica per descrivere la filosofia , quasi come se si andasse a caccia del sapere ( già Platone l' aveva usata ) . Atteone ( il filosofo ) insegue la preda ( che é la natura ) : é il filosofo che ricerca l' essenza della natura ; ma la selva non é facile da attraversare e non tutti possono farcela ( emerge la concezione aristocratica che Bruno ha del sapere , derivatagli dall' averroismo ) ; ad un certo punto il filosofo incontra la dea Diana , che incarna la natura e che si rispecchia nello stagno : la dea che si rispecchia simboleggia la divinità che si rispecchia nella natura : Bruno riprende un' espressione già usata da san Paolo secondo la quale la divinità può essere letta " per speculum " , come attraverso lo specchio della natura . Il filosofo avendo inseguito la natura la vede nella sua nudità , nella sua essenza e lui stesso ne é trasformato ( infatti il cervo incarna anch' esso la natura ) . I cani si rivolgono contro di lui , cioè i suoi pensieri prima rivolti ad una natura concepita come esterna finiscono per rivolgersi contro lui stesso finchè non viene da essi catturato , l' uomo arriva cioè a capire che lui , la natura e la divinità sono la stessa cosa . In altre parole significa che l' uomo che ricerca la natura trova la divinità e alla fine scopre che questa natura - divinità non é altro che lui stesso . Il mito rappresenta tutta la filosofia bruniana , l' identità Dio - natura - uomo che c'é sempre stata e sempre ci sarà , ma spetta alla filosofia portare l' uomo a rendersene conto , quasi come se non si realizzasse pienamente se non scoperta dall' uomo . Il mito diventa quindi fortemente positivo , perchè rappresenta l' uomo che arriva al traguardo del processo conoscitivo . Come accennato , si tratta di un percorso non per tutti fattibile , nel quale bisogna attraversare luoghi " visitati e perlustrati da pochissimi, e però dove non son impresse l'orme de molti uomini " ; solo gli uomini superiori alla massa potranno farcela . Tuttavia , in contrasto con questa posizione antidemocratica é l' intuizione bruniana del progresso umano : é un' intuizione che , congiunta alla sua rivendicazione della libertà di pensiero costatagli la vita , fa dell' antidemocratico Bruno un uomo nuovo e lo eleva a simbolo della democrazia , della libertà . Egli infatti , in toni fortemente umanistici di passione per la società presente , afferma in risposta a quelli che svalutano il presente rivendicando una fantastica età dell' oro : " ne l' età de l' oro per l' ocio gli uomini non erano più virtuosi che al presente le bestie ... Or essendo tra essi ... nate le difficultadi , risorte le necessitadi , sono acuiti gli ingegni , inventate le industrie , scoperte le arti ; e sempre di giorno in giorno , per mezzo de l' egestade , dalla profundità de l' intelletto umano si eccitano nove e maravigliose invenzioni . Onde sempre più e più per le sollecite ed urgenti occupazioni allontanandosi dall' esser bestiale , più altamente s' approssimano a l' esser divino " ( Spaccio de la bestia trionfante ) . Non l' autorità degli antichi regge gli uomini nei loro ordinamenti e li " approssima a l' esser divino " , ma la loro volontà di avanzare , di progredire: la tematica del progresso affiora anche ne "La cena delle ceneri" in cui compare un vivace dialogo tra il passatista Prudenzio, sostenitore della superiorità degli antichi, con Teofilo, che invece sostiene che il sapere stia nel presente più che nel passato e nel futuro più che nel presente; egli é un alter ego di Giordano Bruno e, come si può evincere dal suo nome, ha dalla sua la divinità (teofilo vuol dire "caro alla divinità"), ossia l'intero universo. In modo opposto allo Spaccio de la bestia trionfante , la Cabala del cavallo Pegaseo , incentrata nel concetto di asinità, rovescia l’idea della praxis, del rinnovamento come valorizzazione delle opere e della magia. Essa è uno specchio deformante. Bruno propone (sullo stile dell’ erasmiano Elogio della follia) un elogio dell’asinità, il preciso rovesciamento dei valori presentati nello Spaccio. Si rovescia il nesso tra sapienza e “stoltizia”, tra scienza e fede, tra tenebre e luce, tra età dell’oro e civiltà. Le tesi dell’Ozio vengono osannate, tramite un lessico cristiano e riformato in un testo intrecciato alle citazioni bibliche. L’allegoria è piegata a sostenere le tesi di chi l’aveva criticata in virtù della “lettera”. In un gioco di specchi, la prospettiva dello Spaccio è capovolta. Si passa al primato dell’ignoranza. Ma di un’altra ignoranza si farà l’elogio (non di quella ociosa) nei furori, dell’ignoranza che si oppone alla sapienza. Qui l’asinità si rovescia, con una tecnica erasmiana, in una sua critica, e delle filosofie asinine. In effetti si rovescia in un aspetto costitutivo della vicissitudine.  

Nessun commento:

Posta un commento